Devo solo prendere fiato

Come ogni anno arriva giugno che, pur trovandosi a “metà strada”, rappresenta per me la chiusura di un “capitolo”: si tirano quindi  le somme, si fanno bilanci e valutazioni e si trascrive tutto nero su bianco. Questo inoltre sarà un giugno molto particolare perché sono in vista notevoli cambiamenti nella mia vita, di quelli che non avrei mai preso in seria considerazione ma… stavolta si!

Impegni su impegni quindi  stress su stress, non vedo l’ora che arrivi agosto per riposarmi come si deve e come spero!

Prendo fiato e calendario alla mano progetto di aspettarlo con calma, senza pensare ai 53 giorni che ci separano ma vivendo solo ed esclusivamente il presente, giorno dopo giorno, senza andare oltre.

Spero diventi una buona pratica per il futuro…

 

I miei peccati sono allenati,
Non mi lasceranno mai vincere
Dopo tutto, sono solo un altro essere umano
Si, non voglio ferirmi, c’è già così tanto
In questo mondo che mi fa sanguinare
Resta con me…
Sei tutto ciò che riesco a vedere

Pearl Jam – Just Breathe


Venereisterica

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Ha perso la città

Hanno vinto le corsie preferenziali
hanno vinto le metropolitane
hanno vinto le rotonde e i ponti a quadrifoglio
alle uscite autostradali
hanno vinto i parcheggi in doppia fila
quelli multi-piano, vicino agli aeroporti
le tangenziali alle 8 di mattina e i centri commerciali
nel fine settimana
hanno vinto le corporazioni infiltrate nei consigli comunali
i loschi affari dei palazzinari
gli alveari umani e le case popolari
e i bed & breakfast affittati agli studenti americani
hanno vinto i superattici a 3.000 euro al mese
le put*ane lungo i viali, sulle strade consolari
hanno vinto i pendolari
ma ha perso la città, ha perso un sogno
abbiamo perso il fiato per parlarci
ha perso la città, ha perso la comunità
abbiamo perso la voglia di aiutarci.

Hanno vinto le catene dei negozi
le insegne luminose sui tetti dei palazzi
le luci lampeggianti dei semafori di notte
i bar che aprono alle 7
hanno vinto i ristoranti giapponesi
che poi sono cinesi anche se il cibo è giapponese
i locali modaioli, frequentati solamente, da bellezze tutte uguali
le montagne d’immondizia, gli orizzonti verticali
le giornate a targhe alterne e le polveri sottili
hanno vinto le filiali delle banche, hanno perso i calzolai
e ha perso la città, ha perso un sogno
abbiamo perso il fiato per parlarci
ha perso la città, ha perso la comunità
abbiamo perso la voglia di aiutarci.

Niccolò Fabi – Una somma di piccole cose – Ha perso la città

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L’Attesa

E’ un film uscito nel 2015, primo lungometraggio di Piero Messina che affida i ruoli principali a due attrici francesi: Juliette Binoche e Lou De Laage.

Nel paese siciliano poco distante dalla villa in cui Anna vive con il fedele inserviente Pietro, si è appena tenuto il funerale di Giuseppe, figlio della donna stravolta dal dolore. Arriva però dalla Francia la giovane Jeanne, fidanzata del ragazzo defunto, che non è al corrente dell’accaduto e non appena incontra la donna, desidera sapere perché Giuseppe non si sia presentato per accoglierla. Riceverà da Anna risposte evasive che occultano la verità perché questa è troppo dura da raccontare persino a se stessa. Anna comunicherà a Jeanne che per le festività Pasquali Giuseppe tornerà a casa. Quella che viene narrata è dunque la storia di una “Passione”: Anna non può e non sa accettare la separazione da Giuseppe e nel momento in cui si trova davanti Jeanne comprende di avere l’inattesa opportunità di poter prolungare, suo tramite, la presenza di chi non c’è più.

Di questo film ho molto apprezzato l’interpretazione delle due attrici, la fotografia e l’impatto evocativo di alcune scene nonché le musiche. E’ certamente un film di nicchia perché non facile da “digerire” ma ne vale la pena.

Piero Messina, da parte mia, è promosso a pieni voti.

Venereisterica

 

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Proverbio africano…

La cronaca locale di questi giorni mi ha molto toccata…

Due vite spezzate nel giro di una settimana, in circostanze assurde ed in pieno centro cittadino.

Strana la morte che da un giorno all’altro stravolge le esistenze di tanti senza dare preavvisi.

Ancor più strana è la vita che scorre veloce, dandoci la sensazione (a volte beffarda) di essere noi a guidare, frenare ed accelerare.

E’ in questi momenti che il mio fatalismo represso dalle “circostanze”, riemerge con più forza di prima: per quanto ci si sforzi di progettare, costruire e modellare la vita a proprio piacimento, rimane sempre questa amara percezione…

sunshine(Immagine dal web)

Venereisterica

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L’ultimo…

amore

“…un amore che non sembri l’ultimo della vita, per una donna non è che un inutile passatempo.”
(B.Y.)

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Uomo del mio tempo

Sei ancora quello della pietra e della fionda,

uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,

con le ali maligne, le meridiane di morte,

t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,

alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,

con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,

senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,

come sempre, come uccisero i padri, come uccisero

gli animali che ti videro per la prima volta.

E questo sangue odora come nel giorno

Quando il fratello disse all’altro fratello:

«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,

è giunta fino a te, dentro la tua giornata.

Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue

Salite dalla terra, dimenticate i padri:

le loro tombe affondano nella cenere,

gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

(Salvatore Quasimodo)

Bomba Bruxelles di Benoit Vrins-2

(immagine dal web – Bruxelles 22/03/2016)

 

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Farm Cultural Park

La Sicilia ha fama di essere un’ isola tanto bella quanto maledetta. Lo sanno i tantissimi turisti che si avventurano, almeno una volta nella vita, nell’impresa di visitarne anche solo una piccola parte. Lo sanno bene gli abitanti che, loro malgrado, si riversano per le sue strade tarocche… E lo so bene io che, se non fosse per questo sole e questo mare, in Giappone vorrei stare…

Rime a parte, c’è un’iniziativa davvero carina e meritevole di essere citata e diffusa perchè spesso, concentrati come siamo a dare risalto alle cose negative, finiamo per perderci quanto di buono ci circonda!

Nel 2010, ispirato da:
-il Palais de Tokyo di Parigi, sede della cultura contemporanea e luogo di intrattenimento;
Marrakech, piazza principale alquanto suggestiva del Marocco;
-il mercato di Camden Town, dove comprare oggetti di vario genere e mangiare cibo di qualsiasi parte del mondo;
nasce a Favara (AG), una sorta di “museo a cielo aperto” realizzato attraverso il recupero e l’estrosa riqualificazione del centro storico.

Il suo motto è “dare alla città e ai territori limitrofi una nuova identità connessa alla sperimentazione di nuovi modi di pensare, abitare e vivere”.
Ciò fa del Farm Cultural Park molto più che un museo: esso non si limita a custodire e mostrare staticamente le sue “bellezze”, ma aggrega idee, persone ed esperienze dando vita ad un vero e proprio esperimento sociale: un mondo migliore possibile partendo da se stessi.

Fautori di quest’avventura sono un ragazzo, Andrea Bartoli, che il “Sole 24 ore” ha definito notaio “pazzo” e sua moglie, avv. Florinda Saieva. Due professionisti… due visionari.

Favara_prima

Prima

Favara_dopo

Dopo

Per approfondimenti clicca qui  oppure visita il Sito

Io invece conto di andarci presto!!! 🙂

Venereisterica

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Leggendo…

Kitchen

… Ognuno di noi pensa di avere molte strade e di potere scegliere da sé. Ma forse sarebbe stato più esatto dire che sogna il momento di scegliere. Anche per me è stato così. Ma ora lo so. Lo so con tanta chiarezza da poterlo mettere in parole. La strada è sempre decisa, non però in senso fatalistico. Sono il nostro continuo respirare, gli sguardi, i giorni che si succedono a deciderla naturalmente.

Kitchen – Banana Yoshimoto

 

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50 sfumature di…

50 Graustufen

(immagine presa dal web)

Questa settimana sono stata molto occupata e non ho potuto commentare il film che ha fatto impazzire milioni di donne… Ebbene si, alla fine ho ceduto e lunedì scorso l’ ho visto anch’io!
Premetto di non aver letto il libro (per mia fortuna?!?), ho trovato la pellicola noiosa e deludente su tutti i fronti: casting, sceneggiatura, regia, colonna sonora e chi più ne ha più ne metta. Stento a credere che abbia avuto tutto quel successo!!!

Quella stanza dei giochi purtroppo, si è trasformata in una cella frigorifera… almeno per me!

Venereisterica

 

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A futura memoria

SAMSUNG TECHWIN DIGIMAX-340

(immagine dal web)

 

Un paio di scarpette rosse

C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
“Schulze Monaco”.
C’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buckenwald
erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’ eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono.
C’è un paio di scarpette rosse
a Buckenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.

Joyce Lussu

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